Finiture Green

La visione monolitica di Parisotto

Francesca Motta

L’architetto, co-fondatore dello studio Parisotto + Formenton, affronta il CMF design con un approccio schietto e sincero, evidente nel suo tratto distintivo di designer e direttore creativo.

Aldo Parisotto, in realtà, voleva fare lo scultore. E in parte ci è riuscito: «non sono un architetto che pensa di fare uno spazio e dopo si occupa delle superfici» afferma l’architetto/designer.
Nella visione di Parisotto progettare architettura e interni significa lavorare principalmente su tre dimensioni: superficie, materia (il colore è intrinseco) e luce.
Parisotto mutua queste dimensioni in progetti monocromi e monolitici, dichiarando una forte propensione all’uso di una materia unica (e un colore unico). «Oggi che riusciamo a colorare con pigmenti naturali il cemento armato, posso realizzare il mio sogno di un’architettura in cemento monocroma. Il mio obiettivo è applicare un materiale a tutto tondo nel progetto lavorandolo diversamente e lasciando che la luce colpisca la materia in maniera diversa, cambiandone la superficie, la pelle» dichiara l’architetto.
Quello di Parisotto è un approccio al CMF che si è trasformato in sistematico più di dieci anni fa, grazie a una collaboratrice dello studio che ha aperto la strada verso un uso del colore e dei materiali più lungimirante. «Oltre all’approccio diverso con il colore, anche il rapporto con i materiali è mutato; oggi c’è una forte propensione a cercarne di nuovi e sempre più green, come ad esempio finiture a calce e ossidi naturali, senza collanti e resine. Il petrolio cerchiamo di metterlo da parte» commenta deciso l’architetto.

COLORI ISPIRATI DALL’ARTE

Nel suo ruolo di direttore creativo di True Design, ogni anno Parisotto e il suo studio lavorano su collezioni colore che partono dalla ricerca dei trend, fino alla conoscenza dei tessuti e delle loro caratteristiche tecniche e produttive. «Noi architetti dobbiamo essere coscienti di quello che usiamo, scegliendo un materiale più volentieri di un altro perché, magari, ci dà più sicurezza in termini di sostenibilità» commenta l’architetto, ribandendo che «la vera sostenibilità sta nell’essere coscienti della materia che si manipola e nella qualità di ciò che si realizza. Se si produce una buona architettura, quasi certamente verrà conservata, rigenerata, restaurata. Se al contrario ne produco di cattiva o progetto un pessimo prodotto industriale, genero solo immondizia. Per questo è necessario che architettura e design assumano una grande qualità che duri nel tempo, puntando a diventare timeless».
Oltre alla forma, anche il colore in quanto elemento che concorre alla sostenibilità, viene gestito sapientemente. «In buona parte dei miei progetti, i colori sono rubati all’arte, mia grande passione. Amo i monocromi di artisti come Paolo Cotani e David Simpson. Alcune sculture diventano parte del progetto di interior, come è successo nella spa delle Terme di Saturnia dove abbiamo cercato di addolcire gli ambienti attraverso il cromatismo. I corridoi lunghi 60 metri sono stati arricchiti con opere in resina di Herbert Hamack, posizionate secondo una scala cromatica precisa affinché accompagnassero il cliente nel cambio di temperatura degli ambienti, donando un senso di relax» spiega l’architetto.
Un’altra grande sfida è stato l’hotel Casa di Langa dove il rosso mattone è stato declinato in materiali diversi per ottenere un’architettura monocroma, ben inserita nel paesaggio.

LUSSO SILENZIOSO

Secondo Parisotto, il concetto di lusso espresso nelle architetture e nel design, deve cambiare il modo di raccontarsi e di esprimersi, aiutandosi anche con i materiali. «C’è un nuovo lusso che è molto più attento, più silenzioso, ostenta meno» spiega l’architetto facendo riferimento a un progetto alberghiero appena concluso: «a Nervi abbiano fatto una buona operazione con un edificio brutalista degli anni settanta dove è stato restaurato e recuperato il più possibile. I materiali selezionati sono stati pochi ma sinceri: cemento armato a vista, resina, vetro, acciaio, legno, intonachino di Brioni colorato con ossidi naturali. Abbiamo lavorato anche sul colore che, a ogni piano, cambia leggermente, scaldandosi nelle tonalità man mano che si sale. E poi la territorialità: abbiamo usato la pietra tipica ligure con una vena bianca stupenda, per rimarcare anche la territorialità».
Anche in questo progetto, la virata è verso un concetto monolitico, con delle leggere varianti che regalano ai clienti un’esperienza diversa a ogni soggiorno, resa possibile a partire dall’orientamento delle camere rispetto alla natura e dai colori e materiali che mutano leggermente in ogni spazio. Un lusso silenzioso, tutto da vivere.