Che il settore dell’arredo sia trainante in Italia è risaputo. Lo dicono anche i numeri dell’Area Studi Mediobanca che prevede nel 2023 una crescita del giro d’affari mondiale dell’arredo attestata a circa 560 miliardi di euro (+5%) dopo l’aumento a doppia cifra registrato nel 2022.
Il Made in Italy non è soltanto marketing; per lo meno se lo è, le aziende italiane lo sanno fare bene perché il nostro paese si posiziona al secondo posto tra i maggiori esportatori di arredo dell’Unione Europea dopo la Polonia e il quarto nel panorama mondiale, dopo Polonia, Vietnam e Cina che domina la classifica con il 34,1% delle esportazioni complessive. In questi numeri sono compresi anche quelli del segmento contract, ovvero quella famiglia di progetti e arredi pensati e realizzati per gli spazi aperti al pubblico, al settore dell’hospitality e del retail ma anche quei progetti estremamente customizzati che riguardano grattacieli, spazi di lavoro e progetti residenziali complessi.
Il tema delle finiture e materiali, quando si parla di contract, si fa particolarmente interessante e complesso per diversi motivi. Da una parte la creatività – che è un elemento decisivo e differenziante – deve rendere conto a budget e tempi che nella maggior parte dei casi devono stare entro certi limiti. Dall’altra c’è un aspetto tecnico e normativo: la scelta delle finiture non può essere solo estetica ma deve necessariamente contemplare caratteristiche tecniche come, ad esempio, la resistenza all’usura, ai prodotti chimici e al fuoco, solo per citarne alcuni.
A questi si aggiunge anche un aspetto non richiesto ma ormai decisamente gradito dalla committenza che è relativo alla sostenibilità. Un tassello importante che spesso parte proprio dai progettisti che fanno scelte nette, come ci racconta Claudia Pelizzari – Founder Pelizzari Studio: «è politica del nostro studio perseguire scelte ecosostenibili; utilizziamo spesso materiali il più possibile cruelty free. A tal proposito stiamo lavorando a un nuovo progetto che riguarda un hotel completamente vegan, sia nei materiali di costruzione che nella ristorazione».
Dopo la pandemia, anche i tempi di vita di allestimenti di negozi e degli espositori si sono dilatati. Non è solo una questione economica ma anche legata alla sostenibilità, come ci spiega Andrea Meregalli, titolare e project manager di Meregalli Merlo Creative Design Studio «siamo specializzati nel confezionare concept a tutto tondo per il mondo del retail e quando progettiamo, soprattutto dopo il Covid, dobbiamo pensare ad aspetti molto pratici come quello di utilizzare materiali che possono essere replicabili in modo identico e disponibili anche nell’arco di diversi anni. Le aziende stesse ci chiedono di “allungare” la vita degli arredi, di poterli modulare in un’ottica di minimizzare lo spreco».
Sempre nell’ambito retail, Brugnotto Group, azienda specializzata nella produzione di arredi retail, contract e display, ormai da anni lavora su espositori che possano essere modulati e aggiornati con cambiamenti minimi e con processi realizzabili direttamente dal cliente in boutique. Led wall, banner rimovibili e componenti singoli intercambiabili a seconda della stagione e della collezione, sono attentamente studiati dai progettisti per andare incontro alle nuove esigenze dei clienti. Precisa Moreno Brugnotto, ceo e sales manager di Brugnotto Group: «i progettisti e i loro clienti sono sempre più interessati a soluzioni sostenibili e a materiali eco-friendly e questo si traduce in una maggiore richiesta di materiali certificati come il legno FSC®, soluzioni riciclabili, riciclate o a basso impatto ambientale. I nostri prodotti sono progettati per avere una lunga durata, con la possibilità di sostituire parti o componenti quando necessario, aumentando così il ciclo di vita complessivo dei mobili. Inoltre, ci impegniamo ad utilizzare oli di finitura privi di piombo e cobalto, sicuri anche per la produzione di giocattoli in legno per bambini, vernici epossidiche a polvere naturalmente prive di solventi, finiture eco-sostenibili effetto “pure wood” a base di materie prime rinnovabili e pellami di origine italiana certificati per il basso impatto ambientale e le ridotte emissioni».
L’altra variabile per i materiali utilizzati nel mondo contract è legata al tempo, inteso come durata del materiale ma anche come timing delle consegne. Nel caso di Brugnotto Group si riesce a garantire grazie «all’implementazione di tecnologie avanzate e sistemi di automazione nei processi di produzione, come lo sviluppo della distinta base digitale con la quale riusciamo a migliorare ulteriormente la precisione e la qualità dei nostri prodotti» ci spiega Moreno Brugnotto.
La durata nel tempo è anche relativa ai trattamenti tecnologici sui materiali che permettono così la resistenza a prodotti chimici per la pulizia, al fuoco e all’usura in generale. Questa necessità, se da una parte restringe le possibilità di utilizzo di alcuni materiali, dall’altra suggerisce modalità diverse di utilizzo di nuovi, nati grazie allo sviluppo di tecnologie specifiche. È il caso dei tessili, ad esempio, per i quali oggi è possibile stampare, attraverso un particolare processo, ecopelli che esteticamente e al tatto sembrano trame naturali. «Nell’ambito contract non è possibile proporre tessuti di natura organica come cotone, lana e lino perché non hanno caratteristiche ignifughe – se non dopo un trattamento particolare che però gli fa perdere la loro naturalità» ci spiega Marco Piazza, ceo di Contract Service, azienda brianzola specializzata nella stampa di ecopelli e mesh per l’architettura, che sottolinea «oggi siamo in grado di realizzare ecopelli attraverso un particolare processo di stampa tale da farle sembrare quasi tessuti naturali, con un livello di qualità estetica altissima. È un’imitazione – è vero – ma risponde a moltissime esigenze pratiche e normative».
I colori e la scelta delle finiture sono un punto importante per i progetti in ambito contract. Oltre ad essere l’elemento caratterizzante, devono essere in linea con i valori del brand e delle tendenze in atto. Se però vale quanto abbiamo detto sul tempo, parlare di trend diventa limitativo.
Lo chiarisce bene Francesca Valan, Color Designer: «oggi l’unica tendenza che abbia un senso è dimenticare le tendenze. Superare le mode per scegliere soluzioni senza tempo».
Come sottolinea Pelizzari: «i nostri clienti nel settore hotellerie ci chiedono di progettare camere diverse una dall’altra, riconoscibili e dalla forte personalità. I colori saranno diversi ma le textures fungeranno da trait d’union che caratterizzerà il progetto».
«I colori nel tessile per il mondo contract non subiscono grandi stravolgimenti di anno in anno o per lo meno, le richieste di colore molto di tendenza – visti nel mondo della moda – sono davvero marginali. Rimangono sempre di tendenza colori neutri e, anche qualora ci fosse una richiesta specifica, grazie alla stampa digitale siamo in grado di realizzarla in tempi strettissimi» aggiunge Piazza di Contract Service.
Forse l’unico trend di cui si può parlare è la customizzazione.
Oggi, grazie alle tecnologie di stampa evolute, è possibile garantire velocemente tirature ridottissime mantenendo al contempo uno standard di colore precisissimo e costante, sia nell’ambito tessile che nei rivestimenti interni ed esterni. O ancora, grazie a processi tecnologici produttivi, diventa ancora più semplice accedere a nuovi materiali che si arricchiscono di caratteristiche tecniche che il mercato e la normativa oggi richiedono.
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