Finiture Green

L’architettura vista
dal cervello

Francesca Motta

L’importanza della progettazione basata su principi di neuroscienze per migliorare l’esperienza di fruizione degli spazi.

Da quattro anni in Lombardini22 Federica Sanchez e Ashwanth Ramkumar, architetti e ricercatori in neuroscienze applicate all’architettura, collaborano a stretto contatto con scienziati del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) sotto la guida di Giacomo Rizzolatti – lo scopritore dei neuroni specchio -, con MySpace Lab, centro di ricerca in neuroscienze di Losanna e con altre realtà in ambito accademico, come il Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, per applicare le neuroscienze agli spazi.
Per comprendere meglio le applicazioni nella vita di tutti i giorni partiamo da un caso specifico: l’esperienza fatta da Lombardini22 per Eurocucina e TFK – Technology For the Kitchen in occasione dell’ultima edizione del Salone del Mobile di Milano. Il team composto da architetti di Lombardini22 e ricercatori in neuroscienze ha lavorato per mesi per strutturare un layout che potesse migliorare l’esperienza fieristica dei visitatori. «Per supportare la progettazione attraverso questo approccio, siamo partiti dalla ricerca teorica per individuare i principi utili a migliorare l’esperienza delle persone nell’ambiente fieristico, identificando quei parametri architettonici che affliggono l’esperienza in quegli spazi – spiega Federica Sanchez. – Ad esempio, abbiamo verificato che il layout classico a griglia non rispecchia il movimento naturale degli esseri umani, provocando disorientamento e affaticamento mentale, con la conseguenza di portare i visitatori ad andarsene».
I ricercatori, studiando la psicologia ambientale, hanno individuato, per esempio, il principio dell’affaticamento museale: nonostante la qualità della mostra, è stato studiato che dopo un paio d’ore la capacità di attenzione si esaurisce e si desidera andare via. Questo è normale per l’essere umano: dopo essere esposti allo stesso tipo di stimoli, l’attenzione si esaurisce, richiedendo un ristoro. «Abbiamo applicato questo principio al layout di Eurocucina e TFK 2024, creando spazi di pausa dopo un certo numero di metri di visita degli stand, alternando le esperienze per mantenere alta l’attenzione e ridurre lo stress. Un altro principio considerato riguarda la percezione del tempo. Durante i momenti piacevoli e inaspettati, la produzione di dopamina aumenta, rallentando il nostro orologio biologico e creando la sensazione che il tempo voli» spiega Ramkumar.
Nella pratica è stato ridisegnato il layout del padiglione basandolo su questi principi e avviato una fase di sperimentazione per testare le ipotesi. Dopo aver allestito presso Lombardini22 un laboratorio di sperimentazione scientifica con elettroencefalogrammi, sensori di monitoraggio del battito cardiaco e caschetti di realtà virtuale, è stato confrontato un layout classico con quello progettato da Lombardini22 in realtà virtuale coinvolgendo 30 soggetti, selezionati per ottenere un campione eterogeneo. Durante gli esperimenti, i soggetti dovevano visitare almeno dieci stand e cercare di ricordare quello che vedevano: «dopo la camminata virtuale abbiamo sottoposto i soggetti a test di memoria e di orientamento per misurarne l’influenza del layout. I risultati hanno mostrato un miglioramento del 37% nella memoria e del 15% nell’orientamento nel layout progettato da Lombardini22. Grazie alle misurazioni condotte con elettroencefalografia (EEG) abbiamo osservato una maggior frequenza delle onde alfa, un’attività che viene associata a uno stato di rilassamento, nel layout progettato dal nostro studio. Questo significa che i soggetti avevano più energie mentali a disposizione per usufruire dell’esperienza fieristica» spiegano i ricercatori. Successivamente, sono stati replicati gli esperimenti durante la fiera con 130 persone, confermando le ipotesi progettuali. Anche i risultati dei questionari soggettivi hanno mostrato che le persone si sentivano più concentrate e orientate e meno stressate nel padiglione di Eurocucina e TFK 2024 rispetto agli altri padiglioni testati.
Il nostro cervello recepisce gli spazi con tutti i sensi e ne fa esperienza attraverso le emozioni. L’empatia non è un sentimento lieve ma è, in sé, un evento fisionomico o emotivo che circoscrive il nostro profondo rapporto con il mondo, scrive Mallgrave nel suo libro L’empatia degli spazi .
Un concetto non semplice su cui si è interrogato anche Heinrich Wolfflin il quale si chiedeva come fosse possibile che forme architettoniche ci portino a provare emozioni. In effetti lui stesso respingeva l’idea che proiettiamo il nostro sé nelle forme architettoniche ma piuttosto animiamo gli spazi perché il nervo ottico stimola direttamente i nervi motori e quindi funziona simpateticamente con i nostri organi interni.

Materiali e esperienza emotiva

L’esperienza che facciamo con i materiali è quindi, prima che un’esperienza emotiva, un’interazione che innesca complessi processi neurologici.
Studi di visualizzazione cerebrale hanno mostrato ad esempio che con ogni materiale di cui facciamo esperienza per mezzo della visione, entriamo in contatto anche con un atto incarnato di simulazione tattile. In altre parole, appena vedo la trama ruvida di una finitura a intonaco sulla parete, so già l’effetto che fa sentirla a contatto con la mia mano.
Nella progettazione la fluidità degli spazi è ormai consolidata, non si distingue più tra interior e outdoor anzi, si progetta prevedendo una continuità, anche di materiali. «Nei fatti si traduce, ad esempio per i pavimenti, nel progettare una soluzione che abbia caratteristiche tali per essere posata sia all’esterno che all’interno. Chiaramente parliamo di materiali diversi ma simili che sono percepiti dall’occhio senza soluzione di continuità» spiega Maria Giovanna Manfredi, interior designer Lombardini22.
Dopo la pandemia, il ritorno a vivere gli spazi esterni a contatto con la natura è diventato un’esigenza di molti. «Le persone che vivono in ambienti urbanizzati, spendono il 90% della propria vita in ambienti chiusi e questo è un dato di fatto. In realtà noi siamo evoluzionisticamente abituati a vivere negli ambienti esterni e di conseguenza è naturale avere desiderio di trascorrere il tempo in questi. Ci sono prove scientifiche che dimostrano come il contatto con la natura abbassi il nostro livello di cortisolo, che è l’ormone dello stress, a fronte di un aumento della sensazione di benessere» spiega Federica Sanchez.
Anzi, non esistono solo benefici derivanti dalla presenza di verde. Lombardini22 ha condotto uno studio sperimentale con un carcere in Lombardia in realtà virtuale evidenziando un rilassamento dei soggetti sperimentali dal passaggio tra uno spazio interno e uno esterno, nonostante l’esterno fosse in realtà virtuale e completamente cementato, senza la presenza di verde. «Anche la connessione con i cicli naturali, quindi non solamente la vista del verde, ma il fatto di avere la percezione del cambiamento delle ore della giornata, ha un’influenza sul nostro benessere, a partire, per esempio, dal ciclo circadiano: un sistema interno che regola il metabolismo, il battito cardiaco, la temperatura corporea, il ritmo veglia-sonno». La luce, naturale e artificiale, è un altro aspetto determinante per la fruizione degli spazi. Basti pensare che il contatto con una luce di colore più caldo, rispetto a luci di colori freddi, stimola la produzione di melatonina favorendo il sonno.
Applicando questi principi alla progettazione, si pensi a quanti benefici si possono apportare a ambienti complessi, come carceri e scuole, semplicemente applicando interventi di colore e luce corretti. Interventi a basso costo ma dall’alto beneficio per i fruitori.

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